Dalle infrastrutture all'Intelligenza artificiale: il futuro 'phygital' delle telecomunicazioni

Il 2020 del mercato italiano delle telecomunicazioni è stato un anno record per i volumi di traffico dati e per l'incidenza degli investimenti sul fatturato, ma anche un anno di ulteriore peggioramento dei ricavi. Il contesto iper competitivo innescato dell'emergenza economico-sanitaria ha infatti generato l'ennesimo calo dei prezzi, spingendo al ribasso i fatturati del settore fino al valore più basso degli ultimi dieci anni. Nonostante questo, gli investimenti nelle reti a banda ultra-larga, radio e fibra, hanno raggiunto un'incidenza record del 26% sul fatturato totale degli operatori di telecomunicazioni. E anche rispetto all'altra grande sfida del futuro, ossia la creazione di nuovi business abilitati dal cloud, dall'Internet of Things, dall'intelligenza artificiale e più in generale dalla rivoluzione digitale, i tempi sembrano ormai maturi.

La fotografia scattata dal "Rapporto sulla filiera delle telecomunicazioni in Italia 2021" è senza dubbio l'immagine di uno scenario sfidante. Anche quest'anno lo studio elaborato da Asstel e dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano ha passato ai raggi X il mercato italiano, rilevando diverse tendenze degne di nota. Nel 2020 i ricavi degli operatori di telecomunicazioni hanno toccato quota 28,5 miliardi di euro, registrando un calo di 1,5 miliardi rispetto al 2019.

L'ennesima contrazione ci è valsa un record, di cui però c'è poco da andare fieri: siamo il Paese con il calo dei ricavi e dei prezzi più marcato tra i big d'Europa negli ultimi dieci anni. Questa dinamica non ha però frenato gli investimenti: nel 2020 gli operatori di telecomunicazioni hanno investito 7,4 miliardi di euro, toccando un'incidenza record del 26% dei ricavi. Al contrario dei ricavi, continuano a crescere i consumi (+50% sia per il traffico dati fisso sia per il traffico dati mobile) e le sottoscrizioni alle reti fisse con prestazioni oltre 100 Megabit per secondo, che a dicembre 2020 hanno raggiunto il numero di 9,5 milioni, pari al 52,6% del totale accessi broadband (+35% rispetto ai 7,1 milioni del 2019).

Per quanto riguarda lo sviluppo delle reti mobili 5G l'Italia si è dimostrata particolarmente all'avanguardia: siamo uno dei Paesi che per primi hanno completato l'asta per tutte le frequenze a disposizione, siamo tra quelle nazioni ad aver realizzato il maggior numero di sperimentazioni e siamo stati tra i primi a lanciare i servizi commerciali 5G. Tuttavia, secondo i dati della Commissione europea, la copertura 5G in Italia a metà 2020 (considerando solo le reti 5G "standalone", cioè quelle che non si appoggiano ad altre reti preesistenti), era pari all'8% delle abitazioni, valore inferiore alla media europea (14%) e a quelli di altri grandi Paesi come Spagna (13%), Germania (18%) e UK (20%). Tale valore, spiega Asstel, è parzialmente influenzato dall'attuale mancanza della possibilità di utilizzare la banda 700 MHz (il rilascio è previsto a metà 2022 e, come da obblighi di copertura, servirà per raggiungere la stragrande maggioranza del territorio). Sull'accelerazione della copertura inciderà anche la domanda di servizi (consumer ma, soprattutto, enterprise).

Se lo sviluppo delle reti fisse ad altissima velocità e del 5G rappresenta una grande partita del mercato, la trasformazione dei business nell'era digitale non è da meno. La capacità di creare nuove opportunità attraverso le tecnologie digitali (cloud, IoT, AI, cybersecurity) richiede però una profonda trasformazione delle competenze. Un aspetto particolarmente complesso per via dell'anzianità media della popolazione del settore.

Secondo le stime degli operatori, infatti, nei prossimi cinque anni il numero di dipendenti diminuirà di circa 10mila addetti, ma la percentuale di over 40 non calerà, rimanendo anche nel 2025 attorno all'85% nel caso non nascano strumenti aggiuntivi a supporto. Questo comporterà importanti investimenti in iniziative di formazione: nel 2020 si è investito in attività di up-skilling e re-skilling coinvolgendo, rispettivamente, oltre 80mila e 27mila dipendenti. Inoltre, dal 2021 al 2025 si prevede in media la formazione di oltre centomila dipendenti all'anno, con una spesa complessiva di circa 110 milioni di euro e l'erogazione di quattro giornate medie di formazione per persona.

Le tendenze citate finora non rappresentano comunque un unicum italiano. Secondo le stime del Centro Studi Mediobanca, nel 2020 l'intero settore delle telco ha vissuto un'esplosione senza precedenti del traffico dati. Su rete mobile si segnalano aumenti del 63% in Spagna, del 44% Germania, del 33% Francia e del 32% nel Regno Unito. Si tratta solo di una parziale attenuazione di quanto registrato durante il lockdown (in Italia tra marzo e maggio 2020 i valori medi mensili di traffico dati giornaliero erano cresciuti del 76% nel fisso e del 75% nel mobile). Segno, spiegano gli analisti di Mediobanca, che i cambiamenti degli stili di vita causati dalla pandemia sembrano destinati a durare almeno nel breve periodo.

Dal punto di vista economico, nel 2020 il fatturato aggregato dei 27 principali operatori mondiali è diminuito dell'1,9%, con gli impatti maggiori nelle Americhe e in Europa (rispettivamente -3,7% e -3,0%, contro il +0,2% dell'Asia). Nel 2020 i ricavi da servizi voce sono scesi dell'1,8% e le vendite di dispositivi del 5,4%. In calo anche i ricavi per roaming, a causa del blocco dei flussi turistici, e quelli delle divisioni media. I primi sei mesi del 2021 lasciano comunque ben sperare. Il semestre delle telco mondiali risulta infatti positivo, con ricavi in crescita del 4,8% (Asia e Pacifico +8,5%, Americhe +4,5% ed Europa a -0,5%) e aumenti anche del margine operativo netto (+5,5%) e del risultato netto (+8,3% adjusted).

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