Il futuro dell’Italia passa dalle reti di telecomunicazione

Uno degli aspetti più importanti emersi nel corso della pandemia di Covid-19 riguarda l’importanza delle reti di telecomunicazione. Internet è ormai diventato il centro di tutte le nostre attività sociali, ricreative e lavorative, nonché il canale privilegiato per interagire con le pubbliche amministrazioni. Durante il lockdown grazie alle reti milioni di persone in tutto il mondo sono riuscite a lavorare, studiare, fare acquisti e vedere i propri parenti all’interno delle proprie case in piena sicurezza. Le telecomunicazioni hanno subito una rapida evoluzione negli ultimi 30 anni e oggi siamo alla vigilia del prossimo stadio evolutivo delle reti: il 5G.

Le reti di quinta generazione non hanno solo l’obiettivo di favorire un’espansione della capacità delle reti mobili ma anche, e forse soprattutto, di fornire una connettività wireless avanzata per una vasta gamma di industrie verticali. Il 5G può sfruttare questi tre tipi di comunicazione in maniera simultanea sulla stessa infrastruttura di rete: l’enhanced Mobile Broadband (eMBB), la massive Machine Type Communications (mMTC) e l’Ultra Reliable Low Latency Communications (URLLC). Il primo tipo permette di raggiungere una velocità di trasmissione dei dati estremamente elevata (10 gigabit al secondo uplink e 20 downlink) nonché una copertura notevolmente superiore a quella del 4G. La massive Machine Type Communications è progettata per fornire un’ampia area di copertura e una penetrazione indoor ottimale in grado di connettere centinaia di migliaia di dispositivi IoT per chilometro quadrato. Inoltre, l’mMTC è progettata per fornire connettività anche a device con caratteristiche software e hardware non particolarmente performanti e che di conseguenza necessitano di un basso assorbimento energetico. Il terzo tipo di comunicazione, ossia l’Ultra Reliable Low Latency Communications, è fondamentale nelle applicazioni critiche, ovvero quelle che richiedono una latenza al millisecondo nonché un’estrema affidabilità.

Purtroppo lo sviluppo delle reti di quinta generazione nel nostro paese è rallentato da stringenti limiti normativi e dall’ostruzionismo ingiustificato di numerosi enti locali. La difficile situazione economica unita agli stringenti vincoli normativi rischia infatti di complicare il rispetto della roadmap degli obblighi di copertura 5G. A tal proposito, secondo quanto emerso dal rapporto “Who is prepared for the new digitale age” diffuso ad aprile 2020 dalla Banca Europea per gli Investimenti, lo sviluppo dell’Italia in materia di digitalizzazione è frenato in particolare da ostacoli normativi e dall’eccessiva pressione fiscale l’Italia. I principali operatori del Paese, nel corso delle audizioni al Senato per il recepimento del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, hanno espresso le proprie perplessità riguardo gli eccessivi vincoli burocratici che stanno rallentando l’iter di ottenimento delle autorizzazioni per investire sull’infrastruttura 5G. Gli interventi hanno sottolineato l’importanza di uniformare la normativa sulle emissioni italiana a quella dell’Unione Europea per evitare che il Paese resti indietro in materia di competitività digitale. I rappresentanti delle aziende hanno inoltre suggerito agli organi preposti di operare una semplificazione delle norme che regolano interventi e installazioni, non sempre omogenee su tutto il territorio nazionale, al fine di evitare l’insorgere di gap tecnologici tra un’area e l’altra del Paese. Uno snellimento delle autorizzazioni basato sulle autocertificazioni e sul principio del silenzio-assenso porterebbe, nell’opinione delle telco, una forte accelerazione degli investimenti. Per monitorare l’evoluzione delle regole in materia e per studiare possibili soluzioni che salvaguardino lo sviluppo di questa tecnologia in Italia, l’Istituto per la Competitività ha costituito l’Osservatorio sulla sicurezza del 5G. Un tavolo permanente di lavoro e di confronto tra esperti e rappresentanti delle istituzioni, delle università e del mondo produttivo. Dopo l’estate sarà pubblicato un report sul tema.

Altro fronte è quello delle resistenze degli enti locali alla l’istallazione delle infrastrutture 5G. Secondo un’indagine condotta da Luca Zorloni su Wired, al 26 maggio, 262 amministrazioni comunali italiane avrebbero detto “no al 5G”. Un vero è proprio boom si è registrato nei mesi di lockdown, in questo periodo infatti 209 comuni si sono uniti al movimento dei contrari. La causa di questa mobilitazione sarebbe collegata alla diffusione su web di teorie senza alcun fondamento scientifico che collegano il 5G alla pandemia di Covid-19.

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